dissabte, 3 de gener del 2009

en competencia directa amb Imelda Marcos (de La Repubblica)

PERSONE

La "presidenta" Kirchner è in caduta nei sondaggi per le scelte in politica economica
ma i media si accaniscono sulla sua passione per il lusso: cinque abiti al giorno

Cristina 100 metri quadri di tailleur
la mania che indigna l'Argentina

di OMERO CIAI


Cristina Kirchner

NON le perdonano lo shopping, né l'ostentazione. Da quando è precipitata sotto il 30% nei sondaggi, lei che vinse le elezioni presidenziali con il doppio dei voti del marito Nestor, i giornali argentini l'assediano dilettando l'opinione pubblica sui tailleur, i gioielli e gli immancabili tacchi a spillo. Ogni volta che lascia Buenos Aires per un viaggio all'estero - scrivono - le serve un Airbus intero per portarsi dietro tutti i cambi d'abito e riportare a casa tutto quello che compra nei negozi di gran lusso delle capitali europee o americane.

I bene informati hanno fatto anche i calcoli. Cristina Fernandez de Kirchner, da un anno presidente d'Argentina e, prima, per quattro anni first lady, spende fra i 250mila e i 400mila euro all'anno solo per vestirsi. Nella residenza presidenziale di Olivos, alla periferia della capitale, il suo guardaroba occupa già 100mq (come un appartamento di quattro stanze) e, al ritmo attuale, avrà bisogno di almeno 400mq di giacche, gonne, pantaloni e scarpe prima della fine del mandato, fra tre anni. Nell'ultimo viaggio ufficiale, tra Stati Uniti e Nord Africa, è riuscita a cambiare abito cinque volte al giorno presentandosi a tutti gli appuntamenti un po' in ritardo ma impeccabile.

Dalle accuse Cristina si difende attaccando: "Sono tutti misogini", dice e poi, senza modestia, aggiunge che la maggior parte delle cose che indossa sono di produzione nazionale argentina. Creazioni di stilisti locali che lei pubblicizza nel mondo. Ma l'assedio continua. Già famosa per essere la donna che non mette mai due volte lo stesso vestito, ora le rimproverano anche i gioielli. "Ogni sera che esce si porta addosso almeno 50mila dollari tra orecchini, anelli, collane e altri accessori" scelti sempre con molta cura da Bulgari, Hermes e Vuitton, scriveva qualche settimana fa Noticias. Non solo: "le piacciono il cuoio, la seta, tessuti brillanti e costosi".

Siccome è peronista le hanno trovato anche una fonte d'ispirazione nel Pantheon nazionale. Ovviamente Evita, la seconda moglie di Peron e First lady argentina negli anni '50. Più che First lady una Pasionaria in verità, tanto conosciuta per il suo guardaroba d'alta classe come per sue battaglie populiste per l'Argentina povera e affamata. Esattamente come Cristina. Si narra che Evita ricevesse da Parigi per via aerea tutte le settimane il catalogo di Christian Dior per scegliere e ricevere comodamente giacche e cappellini d'autore.

Il britannico Guardian ha inserito l'inquilina della Casa Rosada in una speciale classifica fashion (Kings of bling) sui leader mondiali e l'ostentazione della ricchezza. Cristina è arrivata quarta. Dietro a Sarkozy, Gorbaciov e al presidente russo Medvedev. Ma non è finita perché qualche esperto in protocollo l'accusa anche di essere un tantino cafona. S'è presentata con gli occhiali da sole ad un summit; le piacciono le borse grandi, anzi enormi; ed ha costretto, al G-20 di metà novembre, tutti i capi di Stato presenti a ripetere la foto di rito dov'era arrivata tardi per il trucco. Battaglia politica vera poca, anzi niente.

Chi la difende, dentro e fuori il movimento peronista argentino, sostiene che questo tentativo di banalizzare il personaggio nasconde gli interessi dei grandi gruppi economici e il fastidio di una parte della classe media per il modello di sviluppo più solidale che Cristina comunque rappresenta. Il lungo braccio di ferro con le aziende agricole sull'aumento delle tasse per la soia esportata (che la Kirchner voleva reinvestire in opere sociali), e la nazionalizzazione del sistema pensionistico regalato ai privati da Menem negli anni Novanta, hanno sbucciato interessi e privilegi di ceti sociali e gruppi economici anche stranieri (spagnoli) che ora si vendicano.

L'indice di popolarità della presidenta è sceso - dicono i sondaggi - intorno al 25%, più o meno quello che è lo "zoccolo duro", ultra-popolare, del peronismo. Infatti qualche altro punto debole oltre al lusso esagerato Cristina ce l'ha. Le campagne stampa contro di lei puntano sul dualismo nel potere (sostengono che in realtà comanda ancora il marito) e segnalano episodi di corruzione ancora tutti da chiarire. La crisi economica fa il resto e si può facilmente prevedere che il 2009 per lei non sarà un anno in discesa.

(3 gennaio 2009)